#voglio mori
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sentimentalismi · 2 years ago
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stamattina ho voglia di un pasticciotto
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inhiatusfromlife · 8 months ago
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mado stavo tranquilla su maps a vede ste aule studio e leggo 'unimi dipartimento di fisica' e mi prende un colpo al cuore io comunque non ne uscirò mai maiii fisica il mio vero malessere/situationship te pare che me pia l'angoscia solo a leggere la parola ma tutt'appo
lo studente itinerante
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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Come italiano, voglio riparazioni da:
Mori,
Tedeschi
Austriaci
Franchi
Castigliani
Ottomani
Normanni
Americani
Inglesi
Cartaginesi
Fenici
Greci
Unni
Vandali
Goti
Russi
Arabi.
ADESSO.
-Coniglio Maligno
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roarman1023 · 9 months ago
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Uffà! Uffà! Ma che scocciatura
Questa guerra non mi piace, non la voglio fare
Che m'importa del petrolio, sarò un vile, un'anormale
Ma questa volta alle Crociate
Non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare
Uffà! Uffà! Lanciate i vostri strali
Dite pure quello che volete, per televisione, sui giornali
Dite che son traditore, disertore, svergognato
Ma questa volta alle Crociate
Non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare
Uffà! Uffà! E fateli sfogare
Nella sabbia e nel petrolio fateli sguazzare
Fanno i prezzi troppo alti, fanno quello che gli pare
Ma questa volta alle Crociate
Non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare
Uffà! Uffà! Quelli erano già strani
Forse per eredità o per costituzione
Ma con i miraggi del paese delle meraviglie li avete incattiviti
E allora adesso andate tutti a piedi
E non mi, e non mi, e non mi ricattate
Perché non provate a sfruttare l'energia del sole?
Oppure provate a prendere l'energia dal mare
O da dove diavolo vi pare, io mi dissocio dall'affare
Questa volta alle Crociate
Non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare
Uffà! Uffà! Meglio tutti al buio
Meglio tutti al freddo e senza benzina nel motore
Sì, lo ammetto, son dolori, non si scherza, son guai seri
Ma andateci voi in Terra Santa
A scacciare, a scacciare, a scacciare i mori
Perché non provate a sfruttare l'energia del sole?
Oppure provate a prendere l'energia dal mare
O dove diavolo vi pare, io mi dissocio dall'affare
Questa volta alle Crociate
Non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare
Uffà! Uffà! Ma che fregatura
Prima o poi sarò coinvolto, ma almeno fatemi sputare
Addosso a quelli che sono addetti alla preparazione
Di questa maledetta, di questa maledetta
Di questa stramaledetta terza guerra
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men4de · 1 year ago
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dopo due settimane purtroppo l'ottico è tornato. mia reazione normale è stata quella di scappare via a servire un altro cliente. voglio mori
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daniel13sworld · 1 year ago
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Genere: Darkromance, Thriller, mistery.
Autore: Penelope Douglas.
Spicy: 5/5.
Titolo: Corrupt.
Anno edizione:2023
Pagine: 448.
Note: Il libro in se mi è piaciuto molto, lo spicy è descritto alla perfezione; Devo ammettere che non sono i miei personaggi preferiti della devil's night, però questo è uno dei miglior libri in base alla scrittura.
Voto: 4/5.
Personaggi: Erika Fane, Michael Crist. Secondari: Damon Torrance, Kai Mori, Will Grayson.
Trama: “Si chiama Michael Crist. È il fratello maggiore del mio ragazzo ed è come quei film dell'orrore che guardi coprendoti gli occhi. È bellissimo, forte, e assolutamente terrificante. Non mi vede neppure. Ma io l'ho notato. L'ho visto, l'ho sentito. Le cose che ha fatto, i misfatti che ha nascosto. E non so quanto ancora riuscirò a tenere segrete le cose che gli ho visto fare.
Si chiama Erika Fané, ma tutti la chiamano Rika. È la ragazza di mio fratello ed è sempre in giro per casa nostra, sempre a cena con noi. Riesco sempre a percepire la sua paura, e anche se non possiedo il suo corpo, so di avere la sua mente. È l'unica cosa che voglio. Almeno finché non andrà da sola al college. Nella mia città. Indifesa. L'occasione è incredibilmente allettante. Perché tre anni fa per colpa sua alcuni miei amici sono finiti in prigione, e ora sono usciti. Abbiamo aspettato. Siamo stati pazienti. E ora tutti i suoi incubi stanno per avverarsi.”
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byebyebombay · 16 hours ago
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voglio mori'
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princessofmistake · 3 months ago
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«Parla tranquillamente.» «Che cura può esiste per come è fatta la vita, voglio di’, è tutto senza senso, e se ti metti a parla’ di senso ti guardano male, ma è sbagliato cerca’ un significato? Perché devo avere bisogno di un significato? Sennò come spieghi tutto, come spieghi la morte? Come se fa ad affrontare la morte di chi ami? Se è tutto senza senso non lo accetto, allora vojo mori’.» «A casa vostra si parla di religione? Tua madre è molto praticante?» Stavolta è Mancino a interrogare, qualcosa del mio discorso deve averlo smosso. «Praticanti mai. Mio padre è socialista, mia madre comunista, nel borsellino porta Berlinguer insieme a papa Roncalli, ma di chiesa non si parla, a parte battesimi, matrimoni e funerali, ma che c’entra?» «Questi discorsi, sul senso, il significato, rimandano a temi religiosi, e Dio è un dato ambientale.» «Come ambientale?» «Diciamo che è un po’ come un alfabeto, qualcuno te lo deve insegnare.» Non so se la confusione che vivo in questo momento sia percepibile all’esterno: «Per capire meglio, e qual è il contrario di ambientale? Per fare un esempio, la morte è ambientale?» «La morte esiste, è un fatto, poi gli uomini e le varie civiltà hanno trovato codici diversi per spiegarla, e darle un significato che altrimenti non avrebbe.» «Quindi se io guardo mia madre, o mio padre, e sento che l’amore che provo non ha un tempo, o una scadenza, è perché me lo hanno insegnato? Perché sennò l’amore, senza questo insegnamento, cosa sarebbe?» Mancino sbuffa, mi guarda come una pulce. «Questi sono intellettualismi, esistono persone che hanno un funzionamento diverso dalle altre, spesso per ragioni abbastanza semplici, chimiche. Solo per farti un esempio, nessuno ti ha mai parlato di ricaptazione della serotonina?» «No.» «La serotonina è un neurotrasmettitore, tu potresti avere un deficit di questo neurotrasmettitore.» Cimaroli poggia una mano sulla spalla del collega. «Magari è meglio sentire da lui i percorsi terapeutici che ha seguito, giusto per farsi un’idea.» Mancino, svogliato, annuisce. «Ci puoi dire chi ti tiene in cura, e magari i farmaci che ti hanno prescritto, per cosa?» «I dottori li ho già detti al suo collega, ricordo Lorefice, Sanfilippo e Castro, i farmaci sono parecchi, non credo di ricordarli tutti.» Mi fermo per riordinare i ricordi e i nomi. «Allora, il primo in assoluto è stato l’Anafranil, un antidepressivo, ma a parte l’impotenza non mi ha fatto nulla, poi il Carbolithium, anche questo niente, a parte il grasso alla pelle e ai capelli, poi Mutabon, Tegretol, Depakin, tutte le benzodiazepine, queste pure per l’insonnia, ce ne saranno sicuramente altri, ma per ora ricordo solo questi.» [...] «Dottor Mancino.» Lui si gira verso di me con fastidio assoluto. «Lei prima ha detto che il mio problema potrebbe essere semplicemente chimico, magari fosse così, se fosse solo una questione di chimica basterebbe aggiungere, o diminuire, io sarei il ragazzo più felice del mondo, ma per ora tutto quello che ho provato non ha cambiato niente.» Lui sorride, come di fronte a un cane che cerca di svolgere un ruolo che mai riuscirà a portare a termine, come di fronte a qualsiasi bestia che non si rende conto del suo limite, «Basta trovare il farmaco giusto.»
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giancarlonicoli · 7 months ago
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23 lug 2024 19:36
1. IL 2 AGOSTO 1952 GIANNI AGNELLI FU BECCATO A LETTO CON UNA RAGAZZA DALLA SUA FIDANZATA PAMELA CHURCHILL. INCAZZATA, SI SCAGLIO' CONTRO LA GIOVANE. GIANNI INTERVENNE E RICEVETTE UNO SCHIAFFO IN PIENO VISO. NON SI SCOMPOSE: SALÌ IN MACCHINA CON LA FANCIULLA MA LE SVARIATE RIGHE DI COCAINA FECERO IL LORO EFFETTO E ANDÒ A SBATTERE CONTRO UN FURGONE. I MEDICI SUGGERIRONO L’AMPUTAZIONE DELLA GAMBA STRAZIATA. GIANNI RIFIUTO, PER IL RESTO DELLA VITA AVREBBE AVUTO UNA LEGGERA ZOPPIA 2. LA RELAZIONE SI CHIUSE CON UN COLPO DI PISTOLA SPARATO DA GIORGIO, IL FRATELLO DI GIANNI, SOFFERENTE DI SCHIZOFRENIA. PAMELA FU RAPIDA A CHINARSI E LA PALLOTTOLA ANDO A CONFICCARSI NELLA PORTA, EVITANDO UNA TRAGEDIA E UNO SCANDALO INTERNAZIONALE 3. GIANNI E SUSANNA DECISERO DI FAR RICOVERARE IL FRATELLO IN UN MANICOMIO IN SVIZZERA, DOVE GIORGIO MORI’ A SOLI 35 ANNI – DAL LIBRO “L’ULTIMA DINASTIA” DI JENNIFER CLARK
Estratti dal libro di Jennifer Clark “L’ultima dinastia”, edito da Solferino
Quando conobbe Pamela Churchill, Gianni Agnelli frequentava gia da tempo la Riviera, dove affittava una delle ville piu sfarzose, lo Chateau de la Garoupe, ventotto stanze tra le quali un salotto, una sala da musica, un giardino d’inverno e cinque camere per gli ospiti al solo primo piano. In aggiunta c’erano una sala da biliardo, che dava sulla terrazza affacciata sul golfo di Antibes, una piscina, una sauna e piu tardi il campo da tennis. Il giardino con un accesso diretto al mare garantiva la privacy degli abitanti.
In anni in cui intere abitazioni nella natia Torino erano ancora ridotte a scheletri dopo i bombardamenti, Gianni poteva contare su una rendita di seicento milioni annui e aveva un aereo privato.
Tra Gianni e Pamela l’alchimia fu immediata. Lui era affabile, alla mano e divertente. Pamela aveva un corpo sensuale, era navigata e flirtava con lui con una schiettezza che Gianni
trovava piacevolmente inusuale. Qualche giorno dopo, lui le disse che stava partendo per Capri con Raimondo a bordo del Tomahawk e la invito a unirsi a loro.
……………………………….
All’arrivo a Capri, Gianni e Pamela si fermarono a casa del conte Rudy Crespi, un amico di Agnelli, che offri loro ospitalita – ovviamente in camere separate. Una mattina, andando a bere il caffe in camera di Gianni, il conte lo trovo nudo, come gli capitava spesso in privato.
«Voglio che tu conosca Pam, sono pazzo di lei!» gli disse Gianni.
Pamela entro nella camera, anche lei completamente nuda, e si sedette a gambe incrociate sul letto, fissando il conte dritto negli occhi.
Fu l’inizio della loro storia. Gianni prese due appartamenti adiacenti a Parigi e Pamela trascorse le estati del 1949 e del 1950 con lui allo Chateau de la Garoupe……….
Aveva pero messo in chiaro fin dall’inizio che non l’avrebbe mai sposata. Aveva un futuro gia tracciato all’interno della Fiat, non era libero di decidere cosa fare della sua vita, e dunque la sua liberta era per lui la cosa piu preziosa.
Liberta di muoversi, di agire, di trascorrere il tempo libero come voleva. L’ultima cosa che desiderava era cambiare stile di vita per legarsi a una partner, e men che meno gli interessava la monogamia; disse a Pamela che lei non era il genere di donna docile che avrebbe tollerato le sue plateali infedelta.
Il comportamento di Gianni rifletteva l’educazione ricevuta………. Nelle classi sociali piu elevate, che si trattasse di aristocratici o della ricca borghesia, il matrimonio era una sorta di contratto piu che un’unione sentimentale. Ci si aspettava che Gianni scegliesse una moglie «adatta» per allevare i figli che sarebbero stati eredi delle loro fortune.
La prescelta avrebbe dovuto appartenere alla sua stessa classe sociale, religione e educazione, preferibilmente con scarse o nulle esperienze sessuali e disposta a tollerare discrete infedelta dopo il matrimonio. Non avrebbe avuto altra scelta, dato che il divorzio sarebbe diventato legale solo nel 1970 e faceva comunque scandalo anche nei Paesi in cui era ammesso. Nella cerchia di Gianni, tutto questo era ritenuto normale e la verginita era un valore sociale: Raimondo Lanza di Trabia e Susanna Agnelli non avevano mai consumato il loro amore.
Gianni dimostro presto nei fatti, piu chiaramente che con qualsiasi parola, di non avere alcuna intenzione di sposare Pamela. La loro relazione era appena all’inizio quando lei resto incinta. L’aborto fu organizzato in una clinica di Losanna, e trascorsero la notte in un hotel della citta. Al mattino, mentre facevano colazione, gli scesero un paio di lacrime di rara emozione. Tuttavia, stando alla biografia di Ogden, quando il giorno dopo si incontro con Pamela nell’hotel Villa d’Este, sul lago di Como, «le racconto della stupenda modella che aveva conquistato la sera precedente».
Ciononostante, la relazione prosegui per altri quattro anni, nel corso dei quali Pamela spero di fargli cambiare idea rendendosi indispensabile. Spese con dovizia i soldi di lui per creargli attorno ambienti eleganti e confortevoli, gli stessi a cui lo aveva abituato la madre Virginia. Ma i due non vivevano sotto lo stesso tetto: Gianni stava a Torino e andava a trovare Pamela a Parigi dove le aveva preso un sontuoso appartamento.
Trascorrevano i mesi estivi a La Garoupe, dove, dopo aver cenato insieme, solitamente anche con un gruppo di amici, Gianni usciva verso mezzanotte. Pamela non si sognava di chiedergli dove andasse e cosa facesse: gioco d’azzardo, o nuove conquiste. Lui tornava intorno alle tre del mattino e spesso si alzava alle sette per uscire in barca a vela.
Convinta di poter far capitolare Gianni dimostrando di essere la compagna perfetta, Pamela arrivo persino a convertirsi al cattolicesimo. Ma dopo quattro anni, la relazione comincio a essere logorata da una tensione irresolubile. Le sorelle di Gianni gli ripetevano da anni che Pamela non era una moglie adatta a lui perche era divorziata; per di piu erano convinte che alla donna interessasse la fortuna degli Agnelli.
Una di loro ricordo che una volta, a Capri, la coppia si era fermata ad ammirare delle sciarpe di seta. Gianni ne aveva comprata una per una sorella e aveva chiesto a Pamela quale le piacesse. «Le prendo tutte» aveva risposto lei. Anche la famiglia di Pamela, peraltro, era contraria al matrimonio, perche i ricordi della guerra e dell’Italia fascista erano ancora recenti.
Nell’inverno 1951, Gianni compro una lussuosa proprieta immobiliare, Villa Leopolda, di ventotto stanze….. Questo acquisto, pero, si rivelo sfortunato: creo ulteriori tensioni tra Pamela, che si considerava la padrona di casa, e le sorelle di Gianni, secondo cui aveva passato il segno. L’anno successivo, i due si separarono.
Il 2 agosto 1952 era una deliziosa notte d’agosto a Beaulieu- sur-Mer. Gianni era a un ballo alla Leonina, la proprieta del finanziere, banchiere e avvocato ungherese Arpad Plesch, che prendeva il nome dai due leoni di pietra all’ingresso di uno dei giardini piu belli della Riviera. Pamela era in vacanza.
Come spesso accadeva, l’interesse di Gianni venne attirato da una giovane donna dai capelli scuri, che indossava un abito da cocktail nero con ricami dorati. Anne-Marie d’Estainville, questo era il suo nome, aveva ventun anni – secondo alcuni racconti, solo diciotto – e apparteneva a una ricca famiglia francese, che possedeva una casa a Cap Martin. Anne-Marie aveva gia conosciuto un altro attraente italiano che come lei quell’estate passava da una festa all’altra, ma Gianni, che aveva la fama del playboy, era decisamente piu interessante. Era curiosa. Chissa se davvero era affascinante come dicevano tutti?
Le basto incrociarne lo sguardo e lui le si avvicino, commentando la splendida vista. La notte d’estate comincio a tessere la propria malia. Dopo gli usuali convenevoli, una frase di Anne-Marie cambio per sempre il corso della serata. «Ho sentito che hai comprato la Leopolda.»
«Sei molto ben informata» replico lui. «E il posto perfetto per stare con gli amici.»
«Mi piacerebbe molto vederla» disse Anne-Marie, guardandolo dritto negli occhi e poi abbassando lo sguardo per non sembrare troppo audace.
Cogliendo al volo l’opportunita, Gianni le propose di andarci subito, e saliti in macchina si allontanarono a gran velocita. Poco dopo erano sulla terrazza, con le luci della baia di Villefranche-sur-Mer che brillavano ai loro piedi. Ma aver portato Anne-Marie alla Lepolda fu il primo degli errori che Gianni commise quella sera.
Gianni pensava che Pamela fosse ancora in vacanza in Normandia con Winston, invece era tornata in Riviera e le era stato detto che Gianni era a Torino. Era uscita tranquillamente a cena con degli amici, ma rientrando, poco dopo mezzanotte, aveva trovato Gianni a letto con la giovane Anne-Marie.
I tradimenti di lui avevano gia da tempo logorato la relazione, ma non aveva mai portato a casa le sue conquiste. Vederlo nel loro letto con un’altra donna la turbo profondamente e Pamela si scaglio contro la giovane. Gianni intervenne e ricevette uno schiaffo in pieno viso. Non si scompose: la cosa piu urgente era riportare a casa Anne-Marie. Disse a Pamela che avrebbero potuto discutere della faccenda al suo ritorno. La donna prese un sonnifero e pianse fino a addormentarsi.
Gianni, che non sembrava turbato, torno alla Leonina con Anne-Marie, per recuperare la borsa che lei aveva scordato nella fretta. Entro in casa a cercarla e quando usci, mezz’ora dopo, era scarmigliato con la cravatta slacciata. Sali sulla station wagon, afferro il volante e premette sull’acceleratore. La macchina usci dal cancello sbandando sulla ghiaia e Anne- Marie si rese conto di essere in pericolo. «Per amor del cielo! Vai troppo veloce!» urlo, inutilmente.
Tempo dopo, Gianni avrebbe ammesso che chiunque sia sveglio dopo le quattro del mattino probabilmente ha bevuto troppo, ma secondo alcune voci non era solo ubriaco, bensi anche sotto l’effetto della cocaina. Qualunque cosa avesse fatto, gli sarebbe costata cara. Pochi secondi dopo aver imboccato la litoranea che portava a Monaco, Anne-Marie grido e si copri gli occhi. Si senti lo stridere dei freni e il suono spaventoso delle lamiere che si accartocciavano.
Alle 4.15 del mattino, mentre usciva dalla curva, Gianni perse il controllo dell’auto e ando a schiantarsi contro il furgone di un macellaio impegnato in una consegna.
Gianni era abbandonato contro il volante, privo di sensi, con una gamba straziata e il sangue che gli scorreva sul viso. Anne-Marie riusci a uscire dall’auto distrutta e fermo una macchina che passava. Per sua fortuna era quella di un altro amico che tornava dalla festa e la accompagno a casa. La giovane scivolo nel letto all’alba e non racconto a nessuno della famiglia cosa fosse accaduto.
Nel cuore della notte, Pamela venne svegliata da una telefonata: Gianni, gravemente ferito, era stato portato all’ospedale di Nizza. Quando arrivo stava entrando in sala operatoria, aveva sangue rappreso sul volto e la mascella e la gamba destra a pezzi. Pamela avviso i medici che, stando alle tracce che aveva visto sul comodino, Gianni aveva assunto cocaina, percio venne operato in anestesia locale.
L’operazione pero non ebbe il successo sperato e Gianni venne trasportato a Firenze, con il capo sul grembo di Pamela per l’intera durata del viaggio. Qui lo operarono di nuovo, rimuovendo tessuti cancrenosi, e suggerirono l’amputazione della gamba. Gianni rifiuto, per il resto della vita avrebbe avuto una leggera zoppia.
A quel punto, anche la sua vita privata si fece complicata. In ospedale, Pamela e le sorelle Agnelli si incontravano spesso ed era chiaro che loro la disapprovavano. D’altra parte, non l’avevano mai ricevuta formalmente, nel corso della sua relazione con il fratello, al contrario della famiglia di lei che lo aveva accolto nella proprieta di Minterne Magna.
Il divorzio di Pamela era divenuto effettivo e non ci sarebbero stati ostacoli a impedire il matrimonio, ma nessuna delle due famiglie era favorevole. Quando Marella rimase incinta, la relazione di Gianni e Pamela si chiuse, anche se continuarono a sentirsi e vedersi dopo il matrimonio. Pamela sapeva a cosa andava incontro Marella.
……………………………
Se il gradevole Umberto era il classico giovane equilibrato, l’altro fratello, Giorgio, era un problema da anni e andava peggiorando. Aveva gli occhi azzurri e le lentiggini ed era il piu alto di tutti, e somigliava a Virginia, che aveva sempre avuto per lui una particolare tenerezza. La morte della madre, avvenuta quando lui aveva sedici anni, lo aveva profondamente destabilizzato e il giovane faticava a trovare il proprio posto tra i sei vivaci fratelli. Soffriva per le canzonature sferzanti di Gianni, come racconto la ex fidanzata di lunga data, la poetessa Marta Vio.
Nel 1951, Giorgio aveva abbandonato a meta il corso di laurea a Harvard e aveva cominciato una drammatica discesa nella malattia mentale, probabilmente aggravata dalla sperimentazione di droghe psichedeliche. Senza genitori ad aiutarli e consigliarli, i sei fratelli dovettero trovarsi in grosse difficolta in una situazione del genere, soprattutto dopo l’incidente avvenuto verso la fine della relazione di Gianni con Pamela Churchill, quando Giorgio sparo alla donna, mancandola di poco.
Pamela fu rapida a chinarsi e la pallottola ando a conficcarsi nella porta, evitando una tragedia e uno scandalo internazionale.  Gianni e Susanna decisero di far ricoverare il fratello in una struttura psichiatrica in Svizzera, vicino a Rolle, secondo un biografo, quando Giorgio aveva ventiquattro anni, quindi poco dopo il matrimonio di Gianni e Marella.
La famiglia ha sempre preferito non parlare della vita breve e tragica di Giorgio ne della malattia, che sembra essere stata una forma di schizofrenia. Nelle proprie memorie, Susanna parla lungamente di Galeazzo Ciano ma non cita mai il fratello Giorgio.
«Non stava bene. Era ricoverato in una clinica. Era nevrotico, soffriva di un disturbo nervoso. Una volta qualcuno ha detto o scritto che aveva tentato di uccidermi. Non e vero» spiego Gianni nel 1996.
Non e sorprendente, questa rimozione della figura di Giorgio; negli anni Cinquanta la malattia mentale non era ancora stata ampiamente studiata e compresa ed era accompagnata da un fortissimo stigma sociale. Al tempo, le possibilita terapeutiche per il giovane, nel caso fosse stato davvero schizofrenico, avrebbero incluso la psicoterapia e il coma insulinico; fino agli anni Settanta i pazienti venivano ancora sottoposti a procedimenti di lobotomia. I primi antipsicotici vennero messi in commercio negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, troppo tardi per aiutare Giorgio.
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personal-reporter · 1 year ago
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Il lupo di Gubbio, amico di San Francesco d’Assisi
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Vicino ad un parco ricco di ulivi, lecci e platani, che scende lungo un leggero declivio poco fuori dal centro storico di Gubbio, si trova la chiesa di Santa Maria della Vittoria, o della Vittorina dove si racconta che, attorno al 1220, san Francesco d’Assisi abbia ammansito il lupo di Gubbio. Quando un giorno San Francesco si recò in vista nella città di Gubbio, vide che non c’era nessuno ne animali ne persone, infatti tutti i cittadini su erano chiusi nelle loro case per paura di un lupo molto pericoloso e grande. Ma molte persone nella cittadina conoscevano il santo di Assisi e gli chiesero se poteva aiutarli. San Francesco accettò e si reco nella foresta, dove vide arrivare lentamente il lupo e gli disse ”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini” poi fece il segno della Croce e continuò dicendo   “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai  tuoi fratelli uomini?Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Il lupo capì il suo errore e scrollò la testa, poi Francesco disse agli abitanti di Gubbio “Il lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente .L’importante che mi promettete che  voi gli darete  da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno,  grazie a Francesco,  a Gubbio  tornò la pace e il lupo passava a trovare gli abitanti,che gli davano da mangiare e divenne   anche  amico dei bambini. Quando il lupo mori, alcuni anni dopo,  tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro Fratello Lupo. Si racconta che la conversione del lupo avvenne fronte alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, le cui origini risalgono al IX secolo, quando fu  costruita sotto il vescovo Erfo per celebrare, secondo la tradizione, una vittoria degli eugubini contro un’incursione saracena. San Francesco ebbe il permesso di utilizzare la chiesa nel 1213 dal vescovo Villano e dai monaci benedettini che la gestivano, e il santo si trasferì assieme ai suoi compagni, dando vita al primo insediamento di frati francescani che si sarebbero in seguito trasferiti, nel 1241, nel vicino convento di San Francesco, lasciando Santa Maria della Vittoria alle clarisse, l’ordine fondato da Francesco con santa Chiara. L’importanza della chiesa crebbe nel Seicento, dopo che papa Paolo V permise alla Compagnia della Vittorina, a cui le clarisse avevano concesso dal 1538 l’edificio in enfiteusi, di concedere indulgenze a chiunque visitasse la chiesa il giorno della Divina Maternità di Maria e risalgono proprio al XVII secolo gli affreschi delle storie francescane che completano le decorazioni dell’interno. Read the full article
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il-giardino-del-castello · 2 years ago
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Questa tier list l’ho fatta un po’ di tempo fa, e mi pare di averla montata io, non di averla trovata su TierMaker. 
Dato che le light novel, in Italia, scarseggiano, è bellissimo vivere in un periodo dove puoi comprarle dall’estero in qualche lingua intellegibile. ☆
Purtroppo, per ristrettezze economiche, non ho ancora preso 55 Minutes - Quando ho avuto un po’ di denaro spendibile, ho dato la priorità a Fifteen e Storm Bringer. CONTO DI AVERLA, PRIMA O POI! 
The Untold Origins of the Detective Agency, Fifteen e Storm Bringer le ho lette e apprezzate, e devo farci il commento da ormai un po’, ma la procrastinazione è il mio pappagallo da spalla. 
Per le altre:
[Commento a Osamu Dazai’s Entrance Exam]
[Commento a Osamu Dazai and the Dark Era]
[Commento a Beast]
Una precisazione sulla Dark Era: pur essendo bellissima e levissima, è purtroppo un po’ scesa non per sua colpa ma per tutta la lore che si è aggiunta in seguito e che, salvo approfondimenti, fa un po’ a botte con alcune parti. Tipo, un conto è che Dazai fosse solo, perseguitato dal concetto di esistenza e dal fatto che tutti lo temessero e nessuno lo vedesse come un ragazzino umano tranne Oda; un conto è che Dazai è tutto questo ma ha passato tot anni insieme ad un suo coetaneo, con cui ha condiviso tormenti esistenziali sull’umanità e battibecchi (?) adolescenziali (?), coetaneo che di certo non lo temeva e non lo lasciava “solo”. Allo stesso modo, un conto è sentire sulla pelle la disperazione di Dazai che, pur avendo il Port Mafia in mano, non può nulla contro Mori ed è impotente di fronte all’ovvia morte imminente di Oda; un conto è tutto questo sapendo che si è passati in mezzo a Rimbaud, VERLAINE e il Dragon Head, e che Dazai pianifica l’universo mettendoci in mezzo il coetaneo di cui sopra che è letteralmente una divinità, e viene da chiedersi perché diamine Dazai non vi ricorra e il Port Mafia tutto si faccia spaventare dai Mimic. Non è, appunto, “colpa” della novel, è solo che, dopo la sua pubblicazione, la lore di BSD si è espansa - E Kafka e Sango si sono incasinati da soli, ma vabbè, magari poi spiegheranno tutto-
Dead Apple non sento il bisogno spasmodico di averla, né di leggerla. Magari recupero il manga, ma giusto se capita. (Tra l’altro, perché non ha come copertina un’illustrazione di Sango? In mezzo alle altre è un pugno nell’occhio.)
Storm Bringer non credo abbia bisogno di spiegazioni. Se chi l’ha letta poi inizia a correre in giro a spammarla al prossimo c’è un motivo. L’unicissima cosa, ho capito la brutale ispirazione a A Certain Scientific Railgun (C’è persino una scena in cui Paolino fa letteralmente una railgun con un bottone, la prendo come un’esplicita dichiarazione d'ispirazione), ma forse in alcuni punti ci scivola un po’ troppo. E il fatto che nella battagliona finale Paolino si scordi convenientemente di poter ammazzare tutti in un colpo in modo che il piano di Dazai possa andare avanti è abbastanza scemo. Lo perdono solo perché il resto della novel è bellissimo e levissimo. 
Infine, The Day I Picked Up Dazai. Se segue le orme di Beast e Fifteen, dovrebbe avere prima o poi una versione rimpolpata e ufficiale, ed è per questo che non l’ho pianificata per un commento effettivo... Anche se è passato un bel po’ da quando è uscita e non se n’è saputo niente, quindi boh. (!)
The Day I Picked Up Dazai è un’unica vicenda in due versioni: Side A, ambientata nel canon, e Side B, ambientata nell’universo narrativo di Beast. 
Side A è adorabile. Voglio vederla animata. 
Side B è una delle cose più aberranti che abbia mai letto. Mi dispiace molto per le persone a cui è piaciuta, ma questo è uno dei quei casi in cui uso l’espressione “mi ha fatto schifo”. È stupida. Semplicemente. La trama non esiste: Dazai si fa raccattare da Oda e passa tutto il tempo in uno stato di serrato mutismo. Oda alza le spalle e, giustamente, lo lascia stare. Entusiasmante. Il resto è angst self-indulgent, che è una cosa che odio. Ma non è l’angst self-indulgent solito, è proprio sguazzarci per il puro gusto di farlo, è lo scrivere seriamente frasi del tenore di “Era oscuro come l’oscurità più oscura”, è creare problemi dove non ce ne sono solo per fare angst. E questo porta ad intaccare Beast stessa: ma il dramma di Beast!Dazai non era proprio il non potersi avvicinare ad Oda? La stretta al cuore della scena in cui, finalmente, riesce a farlo e se lo ritrova invece contro, non è caricata proprio da questo punto fermo? Se Beast!Dazai ha già incontrato Oda, dove va tutta questa tensione, questo dramma? “Ma serve per far vedere che è stato Dazai ad indirizzare Oda!”, indovinate un po’? Si poteva fare in qualsiasi altro modo, compreso il fatto che Dazai ce lo facesse andare indirettamente, rimanendo dietro le quinte (Ben più IC e, in tutta onestà, molto più malinconico). L’unica parte che si salva di questa roba è il flashback sul quadro, che tuttavia è stato palesemente ritagliato da Side A (Dove per nessun motivo non viene mostrato) e ficcato qui giusto per far succedere qualcosa di nuovo e dare un senso all’esistenza di Side B. Comunque vi ricordo che c’è Oda che saluta Dazai davanti ad un edificio, torna a casa con i mezzi di trasporto e, davanti casa sua, ci trova Dazai che si è preparato una scena molto angst. Le cose sono tre: o Oda ha preso Trenitalia, o Dazai si teletrasporta, o Dazai ha i razzi sotto la giacca. L’ultima mi diverte di più, ma anche la prima merita, quindi ho deciso che sono successe entrambe. 
Vediamo se un’eventuale versione intera possa rendermela più gradevole, ma per me Side B è il secondo punto più basso mai toccato da BSD (Il primo è, naturalmente, la persecuzione di Fuckyouchi). Ringrazio sia uscita insieme a Side A. 
Non faccio una wishlist delle novel che vorrei perché non so quali storie potrebbero andare nel manga (Tipo, Yosano poteva anche avere una novel, ma ha avuto spazio nel manga). Ovviamente mi incuriosisce sapere di più su quel confetto malefico di Q, sul passato da oiran tormentata di Koyou, sul da dove sia uscita Higuchi, su cosa ha reso così “bizzarri” i fratelli Tanizaki, ma in primo luogo vorrei approfondimenti sul trio della DOA - Che, però, credo sia più una cosa da mostrare nel manga, soprattutto Sigma. E poi, ovviamente, ad un sequel di Storm Bringer sulle magiche avventure di Chuuya e Adam non si direbbe di no. 
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brian-axel-chaparro-97 · 2 years ago
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Suicidio
O capito molto il perché sono aperto della morte la provo tutti i giorni ma.
Ma lo so che telecamere non me anno potuto filmare nei momenti strani e bizzarri lo so cosa manca però non lo vogliono crea.
Ma l'anno creato dopo che lo scritto meno voglia di morire Sanna che manca altro..
Lo so mancano essere scritti in molti e sapete che scherzo sempre male con certi esseri che non capiscono che esiste di tutto la fuori.
Dove ancora non ricco con le dita delle mani un odio smissurebile vomito per aver toccato un Nigno miu malo però se che lui a odio con voi...
Tremano tutti gli esseri che ancora non conoscete i che lui dimentica questo e anche il problema i odio.
Tre nomi uniti da destino i caso a deciso per la vendita più straordinaria i scherzi di tutti i tipi.
Però lui si uccideva ogni tanto per mostravi altri horror...
Tutti sono d'accordo condorso con il odio so che un scherzo non deve esistere cioè immaginatevi vuoi.
Io amo solo il mio opposto e te aveva solo il mio uguale cioè di sesso per frenare i miei istinti per motivi vari so che non sono vis sessuale.
solo so che ho accettato di morire alcune volte per capire un po la morte non mi sono mai tagliato le venne pero so che il giorno che o dimenticato so che provato kil suicidio per ricordarmi lo che mi anno fatto.
so che ho provato che la morte non e mia nemica pero so che la morte va afrontata tuttii giorni perche puoi morire in migliardi di modi diferenti pero so che una di queste e il suicidio.
E viene definito como un come una somma pena e sim prova un dolore che solo chi e sopravisuto a quel ddolore della morte.
Sanno che alcuni si salvano altri no.
So che per amore ci sono molti siucidi pero non voglio sapere quanti pero so che va accetato perche si sa non non uccidiamo senza un motivo alcuni cercano la morte quando no devono morire.
Pero so che io ho accettato da tempo che non moriro ho provato varie morti ma e come si fossi maledetto non posso mori e invidio a chi puo e non ho paura della morte ma so che la morte mi menara si non dormo la sera.
so che quando dormo vado in ko e non sogno e non vivo sogni.
Se sogno non lo capisco.
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curiositasmundi · 9 months ago
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La figura di Bellini, punto di tramite tra ambienti dei servizi, carabinieri, eversione di destra e mafia, è centrale. Recentemente, Bellini è stato condannato dalla Corte d’Assise di Bologna tra gli esecutori della strage alla stazione di Bologna del 1980. Membro di Avanguardia Nazionale fin dagli anni Settanta, poi inserito in un network criminale nero che connetteva varie sigle, Bellini – come ha recentemente ricordato la Corte – è stato coperto dai servizi segreti, nello specifico dal SID, nell’ambito di una relazione “stretta e anche reiterata nel tempo”. Le strade di Bellini e Mori si incontrarono indirettamente nel ’92, quando il maresciallo dei carabinieri Roberto Tempesta – amico e uomo di Mori -, inviò Bellini, come infiltrato, dai membri di Cosa Nostra con l’obiettivo di recuperare alcune opere d’arte rubate dalla pinacoteca di Modena. Bellini si interfacciò direttamente con il boss Nino Gioè, uomo “cerniera” tra mafia e servizi, con cui aveva stretto rapporti nel carcere di Sciacca nel 1981. Gioè propose a Bellini uno “scambio”, fornendogli un biglietto contenente i nomi di cinque importanti mafiosi allora detenuti e chiedendo per loro “arresti domiciliari o ospedalieri” per la buona riuscita della trattativa. Il documento arrivò sul tavolo del colonnello Mori, che parlò subito di richieste improponibili ma, senza sequestrarlo né informare l’Autorità Giudiziaria, trattenne il biglietto e lo distrusse. Negli ultimi mesi, le Procure di Caltanissetta e Firenze, che si stanno occupando dei presunti mandanti esterni delle stragi degli anni Novanta, hanno sentito Bellini. La magistratura ha già accertato la presenza dell’ex terrorista nero ad Enna nei mesi del 1991: nello stesso luogo, la Cupola organizzò una serie di importanti riunioni in cui deliberò la strategia stragista che si sarebbe consumata negli anni a venire con gli attentati del 1992 e le stragi “nel continente” del 1993. Lo stesso Bellini ha riferito in Aula che alla fine dell’estate del ’92 Gioè gli rivolse una domanda peculiare: «Cosa ne pensereste se una mattina vi svegliate e non trovate più la Torre di Pisa?’». Anche Siino non è uno qualunque, essendo stato uomo di fiducia di Totò Riina, per il quale gestiva il sistema degli appalti in Sicilia, e personaggio legato alla massoneria. Le sue strade si incontrarono con quelle dei ROS negli anni Novanta, quando Siino sostenne colloqui investigativi con Mori e il suo braccio destro Giuseppe De Donno. Quando poi, nel 1997, Siino si interfacciò con i magistrati di Palermo in merito alle sue interlocuzioni con i ROS, i rapporti tra la Procura guidata da Gian Carlo Caselli e i carabinieri erano estremamente incrinati, in particolare in seguito all’episodio della mancata perquisizione e sorveglianza del covo di Riina dopo il suo arresto del 15 gennaio e a quello della mancata cattura di Provenzano nel 1995 da parte dei vertici dei Carabinieri. Questi eventi portarono a processo Mori e i suoi uomini, in entrambi i casi assolti “perché il fatto non costituisce reato”.
A suscitare meraviglia è la reazione alla notizia degli uomini del governo e della maggioranza di centro-destra. Su X, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha scritto: «È stata aperta una nuova indagine contro il generale Mario Mori per le stragi mafiose del 1993. Del 1993!! Stragi mafiose!! Non ci si poteva accontentare di avergli reso la vita un calvario per decenni; non si poteva accettare il fatto che fosse stato assolto da ogni contestazione….». Secondo il vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè, quella intrapresa dalla procura di Firenze «equivale a un orribile necrologio in vita verso un leale servitore dello Stato». Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha sollecitato il ministro Nordio a inviare ispettori a Firenze, «la stessa Procura che perseguita Berlusconi e Dell’Utri con teorie che non voglio nemmeno definire». Ma c’è di più. Si è infatti appreso che la sera del 20 maggio il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha ricevuto Mario Mori a Palazzo Chigi. «Gli ho manifestato per un verso vicinanza di fronte alle contestazioni che gli vengono rivolte, delle quali mi ha messo a parte; per altro verso sconcerto, nonostante che decenni di giudizi abbiano già dimostrato l’assoluta infondatezza di certe accuse», ha dichiarato Mantovano. Rimane un dato oggettivo: un Sottosegretario di Stato, tra gli uomini più fidati della premier Meloni, ha accolto in pompa magna nella sede del governo italiano un indagato per concorso in strage con aggravante della finalità mafiosa e terroristica.
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Mori, recentemente assolto in Cassazione al processo “Trattativa Stato-mafia” (sebbene la “trattativa” tra il ROS e Cosa Nostra, inaugurata dopo la strage di Capaci per il tramite dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, sia stata pienamente confermata dalle sentenze) il 16 maggio ha ricevuto dalla Procura di Firenze un invito formale per essere interrogato in qualità di indagato. Secondo le ricostruzioni dei pm fiorentini, l’allora generale del ROS dei carabinieri avrebbe ottenuto informazioni da due importanti fonti in merito agli attentati che la mafia – e chi presumibilmente la supportò dall’esterno – aveva in programma di compiere. Nello specifico, la Procura afferma che Mori, in prima battuta, sarebbe “stato informato già nell’agosto 1992, dal maresciallo Roberto Tempesta del proposito di Cosa Nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale italiano, in particolare alla Torre di Pisa”. Successivamente, in occasione “di un colloquio investigativo a Carinola il 25 giugno 1993”, ad avvertire Mori sarebbe stato Angelo Siino, il “ministro dei lavori pubblici” di Cosa Nostra, il quale “gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord”. Siino avrebbe infatti riferito a Mori di avere saputo da molteplici fonti che la mafia aveva intenzione di consumare azioni eclatanti nel nord Italia per favorire l’emersione di nuove entità politiche collegate a Bettino Craxi. Secondo i pm, raggiunto da queste notizie, il generale non avrebbe mosso un dito. Occorre ricordare che, al momento, si tratta solo di accuse.
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sentimentalismi · 3 years ago
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che palle devo aspettare 5 giorni
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inhiatusfromlife · 4 years ago
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i’m about to do it
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ffriluftslivv · 5 years ago
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Imagine eliott with multiple golden earrings, I'm soft🥺
Rispondo in italiano perché sono pigra
Io Eliott ce lo vedo tantissimo con l'helix ma questa cosa non si realizzerà mai
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